balli latini

 

Balli Latini

DANZON
Era un ballo lento nell’introduzione che si sviluppava via via nel ballo vero e proprio: durante l’introduzione, al suono di flauti e violini, la coppia si muoveva a braccetto e, girando per la sala, salutava ossequiosamente le altre coppie, mantenendo l’andatura tipica della passeggiata. Alla fine dell’introduzione uno strumento di percussione (chiamato pailas) annunciava il ballo vero e proprio che consisteva nella ripetizione di un unico passo.

DANZONETE
Questa danza conserva la rotazione verso destra della dama attorno al cavaliere e lo stile tipico del danzon che è mantenuto nonostante l’accelerazione della musica. Nasce il tornillo, che significa chiocciola, consistente nel girare insieme usando come perno uno dei due piedi il quale lascia sul terreno un segno somigliante ad una chiocciola.

RUMBA
Una delle caratteristiche che differenziano la Rumba dagli altri balli è il completo distacco dell’uomo dalla donna pur mantenendo una comunicazione a sfondo erotico- sentimentale molto spiccata. Le tre varianti più conosciute della rumba sono il guaguancò, lo yambu , e la Columbia.
a) Il guaguancò è composto da tre parti ben definite: esposizione, coro e ballo. In quest’ultima fase, come dicono i rumbèros, si “rompe” la rumba. La sua coreografia mette in scena un rapporto sessuale, mimando gesti ripetuti di attacco e difesa, un colpo di bacino dell’uomo, che la donna dovrà evitare, diventa una danza che esprime l’intesa che si viene a creare tra i due. E’ proprio un vero e proprio gioco d’amore, il cavaliere gira attorno alla dama fingendo o cercando di allungare le mani verso le sue parti intime. La dama, a sua volta, gira in senso inverso per schivare gli attacchi del maschio. Al tempo stesso alza i lembi della gonna ed esegue ripetuti movimenti di bacino in senso ondulatorio: è un vero e proprio rito propiziatorio collegato alla fertilità.
b) Lo Yambù è la parte riservata alla dama. La base musicale è molto lenta, la melodia è affidata al coro mentre il tamburo da il ritmo. La donna si muove in figure sensuali atte a presentare le sue virtù femminili e domestiche. I cavalieri si alternano astenendosi da qualsiasi contatto fisico.
c) La Columbia ballata solo da uomini, ha un ritmo più veloce che corre sul filo di un duello di puro virtuosismo tra il ballerino e il tamburo, chiamato “quinto” . E’ un’espressione per dimostrare la virilità del maschio attraverso la capacità di resistenza e la fantasia creativa. Emerge con tutta evidenza la rivalità con altri uomini nel “colpire” e conquistare le donne. Il ballo si fa pesante quando si arriva alla prova dei coltelli: ogni ballerino si lega alle caviglie dei coltelli molti affilati e danza con un ritmo crescente.

MERENGUE
Nasce attorno alla metà del 1500 ed è la danza nazionale della Repubblica Dominicana. Secondo alcuni studiosi questo ballo fu inventato dagli schiavi di origini africane che, incatenati, danzavano trasferendo il peso del corpo da un piede all’altro.
Il nome sembra derivi da un dolce dominicano, il “Merenghè”, per due ragioni: il suo carattere leggero e spumeggiante, e il suo ritmo fitto e preciso che ricorda i colpi con cui la forchetta batte zucchero e bianco d’uovo, che sono gli ingredienti per preparare questo dolce.
Il merengue ha le caratteristiche sensuali ed erotiche della danza di corteggiamento e infatti fu il primo ballo in cui, nel Nuovo Mondo, fu permesso a donne e uomini di abbracciarsi. Il merengue è per natura un ballo che esprime sensualità, passione, istinto e calore.
A Santo Domingo questo ritmo travolgente e sensuale scandisce le ore del giorno e della notte, e in ogni dove la vita scorre a ritmo ”merenguero” per tutti i dominicani e i turisti, giovani e anziani, donne e uomini… senza alcuna distinzione.
Santo Domingo si ferma il 15 luglio, quando si svolge il Festival del merengue. Sembra una vera e propria festa carnevalesca, ovunque si suona e si balla: negli aeroporti, nelle vie della città, negli alberghi, negli autobus e nei bar...

MAMBO
Nato dopo la liberazione degli schiavi dalle catene il termine Mambo prende il nome da una divinità cubana che è stata identificata nel dio della guerra e che in suo onore si eseguivano danze all’aperto probabilmente solo maschili e comunque comandate da combattenti e capi tribù.
Col passare del tempo questo ballo entrò a far parte del folklore popolare perdendo il rigore formale delle grandi occasioni particolari e dei momenti drammatici e incamerando sia elementi africani che motivi appartenenti alla cultura jazz. Come nella migliore tradizione della musica latino-americana abbonda di percussioni afro (lo strumento ritmico di base è il Timbal), fiati jazz, soprattutto tromba, adrenalina e sensualità. Attorno al 1940 si può collocare la nascita del Mambo che oggi conosciamo.
Diffuso dall’indimenticabile Perez Prado, il mambo conobbe il suo maggior successo in Messico e negli Stati Uniti ed ebbe come massimi esponenti Tito Puente, Xavier Cugat e la moglie di Abbie Lane, che lo portarono in Italia negli anni ’50. Sempre in questi anni il mambo furoreggiò anche negli Stati Uniti dove scoppiò una vera e propria “febbre del mambo”: film, titoli e articoli sulle maggiori riviste specializzate e non, libri, programmi televisivi, club, discoteche dedicate esclusivamente agli amanti del mambo.
I dj dei migliori locali e delle radio più famose proponevano al pubblico esclusivamente il ritmo scatenato di questo ballo, che imperversava nelle sale di tutti i locali americani, dal celeberrimo “Palladium” al “Broadway”. Sensuale, caldo e travolgente, il mambo fonde espressione musicale e corporale, una miscela esplosiva senza distinzione di sesso, razza ed estrazione sociale.

SANTERIA
La santeria è una religione terrena, un sistema magico-religioso che ha le sue radici nella natura e nelle sue forze. E’ sostanzialmente una magia bianca, ma, soprattutto, un sistema che si propone di trovare il divino nelle cose più comuni e ordinarie. E’ semplice, e non di rado ingenua, ma sono proprio queste caratteristiche a renderla così potente.
Non esistono dogmi complicati nella santeria. La sua saggezza è la saggezza della terra.
La sua unica ambizione è di abbracciare la natura, ma così facendo abbraccia l’anima di tutte le cose. I cubani invocano gli dei con movimenti molto decisi e forti e con riti religiosi di buon augurio.
In molti canti della Santeria si invocavano gli orisha (equivalenti ai nostri Santi), le antiche divinità africane, che i negri dell’Isola continuano a venerare nonostante le proibizioni della chiesa cattolica

BOMBA
Ebbe origine nelle zone rurali di Puerto Rico durante la schiavitù e il suo nome deriva da un tamburo di forma cilindrica che si utilizzava per eseguire questo ritmo.
In seguito all’abolizione della schiavitù penetrò anche nelle aree urbane, in particolare a San Juan, la capitale dell’isola, soprattutto tra gli artigiani.
Similmente alla Rumba, la Bomba inizia con una introduzione vocale a cui segue un coro. La struttura del pezzo è ripetitiva e si basa anch’essa sulla forma responsoriale, di tipica ascendenza africana, fra un coro ed un solista.
La strumentazione originaria della Bomba era composta da tre tamburi: il più piccolo emetteva un suono acuto e si conosceva come primo o subidor, c’era quindi un tamburo intermedio ed infine uno più grande chiamato guiador. Vi erano poi dei palitos (bacchette di legno) chiamati cuà che si percuotevano sopra un pezzo di legno e che delineavano la clave del ritmo. Anticamente si usavano anche la marimbula, le maracas e, come prova dell’influenza spagnola, la chitarra.
Il ballo comincia con un uomo che si muove al ritmo del tamburo, ma a volte può essere anche una coppia ad iniziare il ballo, seguita poi da altre coppie. Un fattore importante nella Bomba è appunto la controversia: il dialogo, o meglio la sfida, che si stabilisce tra il tamburo più grande e i ballerini. Sicuramente è questa l’affinità più grande con quel particolare tipo di rumba cubana chiamata Columbia.
Nella capitale questa danza si fuse con altre danze di origine spagnola subendone l’influenza sia per quanto riguarda l’eleganza dei movimenti che l’abbigliamento dei ballerini. Il vestito tipico dei ballerini di Bomba era di solito di colore bianco e prevedeva per l’uomo camicia e pantaloni bianchi di cotone e per la donna una gonna molto ampia di tela d’Irlanda.
Attualmente la Bomba ha perso molta della sua popolarità tra le nuove generazioni, sebbene attorno ad essa ci sia un nascente movimento teso a riscoprire il patrimonio culturale e folkloristico dell’isola.

PLENA
Nasce all’inizio del XX secolo tra la fusione di ritmi come la Bomba, il Calipso, il sucu sucu e il Merengue.
Gli strumenti originari della plena erano la chitarra, il cuatro portoricano, il guiro, la pandereta e l’armonica. Successivamente l’armonica fu sostituita dalla fisarmonica, mentre, col proposito di dare più brio al ritmo, si aggiunsero altre due pandereta.
La sua melodia mostra la tipica alternanza fra coro e solista comune a tutta la musica di origine afro (mentre la voce principale improvvisa, il coro risponde all’unisono).
Le tematiche della plena riguardavano soprattutto situazioni di vita quotidiana, trattate a volte in tono umoristico e satirico così come avveniva con la guaracha cubana. Con il tempo si utilizzarono anche tematiche politiche e sociali.
Come dice Helio Orovio, “l’origine del nome va ricercato nel calore del suo ritmo”. Secondo la leggenda, nella città di Ponce si cantava e ballava questa musica vivace ed allegra e fra i partecipanti di una di queste feste collettive un esaltato nel mezzo dell’entusiasmo generale esclamò: “Plena!!!” Da allora questo genere musicale fu designato con questa parola.”
La coreografia della plena è molto semplice, da una parte ricorda il merengue dominicano, dall’altra la conga cubana. Molto caratteristico è un passo in quattro tempi che verrà utilizzato successivamente in uno stile salsero denominato “cocolo”.
Durante gli anni ’20 la plena si diffuse sia a New York che in altre città americane e alla fine degli anni ’40 fu introdotto anche nei lussuosi saloni della borghesia portoricana.

CHA-CHA-CHA
Sul significato della voce “cha cha cha” ci sono diverse ipotesi:
a) sta ad indicare il ritmo specifico del ballo e rappresenta il suono di uno strumento di accompagnamento che all’origine ne segnava la cadenza. Esso veniva costruito originariamente nelle Indie Occidentali, dove crescevano, e crescono ancora oggi, alcune piante che producono baccelli chiamati “cha cha” utilizzati appunto per costruire piccoli sonagli chiamati con lo stesso nome.
b) riproduce il fruscio prodotto dai piedi dei ballerini durante l’esecuzione del triplo passo
c) un musicista mentre stava suonando con la sua orchestra sentendo il suono di una fibia di un cinturino slacciato della scarpa di una ballerina di son si è lasciato ispirare introducendo nella musica del son la stessa cadenza musicale.
Molti studiosi considerano questo ballo come una riproposizione del mambo in chiave moderata, mentre altri affermano che esso derivi direttamente dal danzon.
Nel 1948 il musicista Enrique Jorrin creò un ritmo sincopato attraverso una libera elaborazione del danzon e ne scaturì una specie di mambo dal ritmo più lento. Appunto perché più lento i ballerini cubani inventarono una tecnica di ballo che si basava essenzialmente sul movimento dei fianchi: ai tre battiti, “cha cha cha”, corrispondeva un triplo ancheggiamento. Solo dopo alcuni anni al movimento dei fianchi si aggiunse il movimento dei piedi e nacque il triplo passo.
Il cha-cha-cha si diffuse a partire dal 1950: negli Stati Uniti divenne quasi una moda grazie a orchestre importantissime come “l’Orquesta America” e grazie a grandi musicisti come Tito Puente, Xavier Cugat e Perez Prado.
In Europa questo ballo arrivò nel 1954 e in Italia nel 1958, però solo nel 1961 ebbe un exploit grazie ad una soubrette all’epoca famosa, Abbie Lane (compagna di Xavier Cugat), che attraverso il piccolo schermo fece innamorare gli italiani.

GUARACHA
È un ritmo nato in Spagna nel XVIII sec. dalla “Tonadilla”, la canzonetta di scena dei teatri popolari spagnoli che introduce nella musica la satira, il doppio senso, la caricatura e persino la critica politica.
Approda, negli anni ’30, nelle Americhe sviluppandosi maggiormente nelle isole di Cuba e Puerto Rico dove subisce l’influenza “afro” diventando un ritmo più ballabile. La sua grande popolarità si deve soprattutto alla “Sonora Matancera”, l’orchestra della mitica cantante Celia Cruz, che rese famoso questo ritmo in tutto il continente latino e non.

SON
E’ considerato dai cubani il Papà di tutte le musiche e delle danze caraibiche. Ha visto la sua nascita grazie ai negri incatenati ai lavori forzati nelle piantagioni di canna da zucchero, nelle campagne e nei quartieri più poveri dell’Isola di Cuba.
Nato dalla Guaracha, con forte influenza del Danzonete, questo ballo abbandona le classiche interruzioni tipiche della “introducion” del Danzonete e crea un ritmo continuo, nel quale la coppia balla percorrendo in sensi regolari tutto lo spazio del salone.
Pur rimanendo un ballo di coppia, i movimenti corporei sono sempre più profondi, la sensualità più evidente e le gambe sempre più piegate. Cominciava ad emergere il ruolo della dama dalla cui grazia prevalentemente derivava l’armonia del ballo. La sua musica è più veloce del Danzonete e a differenziare maggiormente i due balli furono introdotte le “claves”, strumento a percussione.
Originariamente il son era formato da una introduzione seguita da un ritornello, “estribillo”, che si alternava a parti di voce solista. Il Son inoltre era ed è poliritmico, cioè contiene all’interno di ogni singola composizione alcune figure ritmiche sovrapposte, che si sviluppano in modo indipendente l’una dall’altra: quella eseguita dalla clave, quella del basso sincopato (tumbao), quella della percussione (bongo+maracas); a queste tre si aggiungono la melodia (voce o strumento solista) e il SON MONTUNO (il gioco di domande e risposte tra coro e solista), eseguito in origine dal tres e in seguito anche dal pianoforte.
Una notizia curiosa è che alcuni cubani legati alla tradizione non riconoscono la Salsa come genere autonomo ma la continuano a chiamare “SON” da sempre!

CONGA
Il termine deriva dall’africano conja che al plurale indica dei grandi tamburi che si usavano in occasione dell’incoronazione dei capi tribù e di altri solenni ricorrenze.
E’ una danza portata a Cuba dagli africani, infatti il suo ritmo è prevalentemente segnato da strumenti percussivi, e successivamente si è sviluppata in Brasile. Inizialmente si ballava durante il carnevale, col tempo ebbe larga diffusione ed entrò nelle abitudini della popolazione che la ballava in ogni occasione di festa

SALSA
Nasce a Cuba intorno alla metà degli anni ’60 discende musicalmente dal Son, ma recepisce elementi importanti da altri balli quali Guaracha, Conga, Rumba, Bomba, Plena… Fu creata dalla gioventù cubana, che sentiva l’esigenza di liberare maggiormente il ritmo e il movimento e di poter eseguire più figure libere, senza per questo trascurare la tradizione del ballo del popolo cubano. Nella salsa tutti gli accenti musicali vanno interpretati con ogni parte del corpo e viene suonata da un’orchestra che ai tradizionali strumenti, affianca fiati, chitarre elettriche, piano e batteria.
Attorno alla metà degli anni ’70 si diffuse negli Stati Uniti, grazie all’emigrazione di molti cubani nel “Barrio”, quartiere latino di New York. Fu l’inizio di un enorme successo che rimbalzò anche in tutta l’America Latina: Puerto Rico, Colombia, Venezuela… Allora moltissimi fra i migliori musicisti americani accorsero a New York per apprendere questo nuovo ritmo.
Fu Robert Palmer, critico musicale del “New York Times”,che coniò il nome SALSA; egli affermava: “… i bianchi ballavano il rock, i neri suonavano il blues, invece i latino americani ed i sud americani trovavano nella “salsa del barrio” un motivo d’unione, in cui fondevano diverse culture senza alcuna distinzione…”.
La nascita della salsa come identificazione musicale è legata alla Fania Records, che è stata fondata nel 1964 da Johnny Pacheco, un direttore d’orchestra con discendenze dominicane e gusto musicale cubano. Dal 1967, Fania, di proprietà di un avvocato italo-americano Jerry Masucci, iniziò con una promozione aggressiva e incalzante, che ebbe molto successo. Negli anni ’70 la salsa, grazie alla Fania, dominò la scena musicale latina.
Grazie al contributo di artisti quali Tito Puente la salsa è arrivata anche in Europa, diventando recentemente una danza molto popolare tra i giovani.

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